Riproduzione sociale e metamorfosi globale – Convegno AIS di metà mandato

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Riproduzione sociale e metamorfosi globale – Convegno AIS di metà mandato

Riproduzione sociale e metamorfosi globale – Convegno AIS di metà mandato

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Università di Bergamo, 16-18 dicembre 2021

La teoria della riproduzione sociale, nelle differenti versioni fornite dagli studiosi, costituisce dall’origine una parte fondamentale del pensiero e della ricerca sociologica. Questa centralità abituale dei temi e dei fenomeni collegati ai processi di produzione e di riproduzione sociale è particolarmente evidente nelle fasi di crisi acuta, conseguenti per esempio a rivoluzioni, conflitti militari, disastri economici, epidemie, catastrofi naturali, cioè nelle situazioni estreme, come nell’attuale pandemia da Covid 19, in cui vengono messe in discussione le basi del vivere comune, che, viceversa, sono solitamente ritenute scontate.

È, ad esempio, la minaccia dell’anomia, che si determina in condizioni di differenziazione sociale sregolata (Durkheim).

Secondo Weber, la questione della produzione e riproduzione va collegata, all’origine della modernità, alle forme di distribuzione della potenza all’interno della comunità politica (da cui nascono gli ordinamenti economici, gli ordinamenti sociali e gli ordinamenti politici), ed è successivamente e sempre riconducibile alla dialettica tra i poteri civili ed i poteri politici, cioè tra i poteri legittimi e quelli che non hanno bisogno di legittimità.

Per gli elitisti e, in particolare per Vilfredo Pareto, il nodo fondamentale è rappresentato dalle forme di costruzione e di riproduzione delle élites, di governo e non di governo, cioè politiche e civili.

Simmel ha illustrato in maniera esemplare la centralità dei processi di formalizzazione (dal denaro alla moda) attraverso i quali si producono e riproducono le relazioni sociali nel mondo moderno e contemporaneo. Prima di tutti questi, per Marx i caratteri della riproduzione sociale dovevano essere studiati all’interno dei rapporti economici e delle lotte di classe e in rapporto alle rivoluzioni da essi conseguenti.

La riflessione sui temi della riproduzione sociale è proseguita – va da sé – anche successivamente. Durante il XX° secolo, nel quadro delle teorie sistemiche, cioè da Parsons in poi, è nella capacità di interazione e di equilibrio tra le diverse componenti del sistema sociale generale, e tra queste e l’ambiente esterno, che si colloca la possibilità di una riproduzione sociale ordinata.

Da altri punti di vista, i sociologi culturali e quelli che studiano la vita quotidiana hanno evidenziato la essenziale importanza dei processi di riproduzione sociale collegati sia, a livello macro, alla costruzione delle civilizzazioni e culture (a partire da Norbert Elias e fino ai cultural studies) sia, a livello micro, alle dinamiche interne alle interazioni sociali più semplici e dirette, per il peso simbolico e pratico che queste ultime rivestono nella costruzione della personalità individuale e collettiva.

Le opere di molti altri sociologi, riconducibili alle teorie della modernizzazione, hanno altresì dimostrato la varietà dei prerequisiti antropologici, religiosi, economici e politico-istituzionali che sono alla base dei fenomeni di mutamento e riproduzione sociale, così da orientarli localmente in direzioni che risultano in parte omogenee e, in parte, differenti.

I sociologi delle religioni, a loro volta, dopo averci mostrato per lungo tempo con le loro ricerche come la costruzione e l’avanzamento delle società moderne fossero legate direttamente agli aspetti della secolarizzazione derivanti dall’indebolimento delle religioni nella sfera pubblica e dalla loro “privatizzazione”, segnalano viceversa, negli ultimi decenni (come ad esempio nei libri più recenti di Peter Berger), i fenomeni di reincanto e di rinnovata presenza delle religioni nella sfera pubblica, in riferimento alle forme di insicurezza ontologica, di crisi etica, politica ed istituzionale che caratterizzano i processi di riproduzione sociale negli anni della globalizzazione.

Alcuni studiosi, in particolare Beck, negli ultimi decenni del secolo scorso hanno segnalato che le società contemporanee stavano producendo, su diversi livelli e attraverso numerosi processi di carattere interno e globale, naturale, tecnologico, ambientale e sociale, una condizione di instabilità che, tendenzialmente, avrebbe potuto mettere in discussione, o addirittura in pericolo, le fondamenta stesse della vita sul pianeta, e quindi, innanzitutto, i principi ispiratori e i meccanismi della riproduzione sociale.

Oggi, nel 2021, dopo un anno di pandemia e in vista di altri periodi, più o meno lunghi, che saranno ancora condizionati dalla crisi sanitaria mondiale e da quella climatica e ambientale, ai cui tragici effetti si combinano una serie di fenomeni di squilibrio economico, politico, di indebolimento del tessuto delle relazioni sociali primarie e secondarie, enfatizzando problemi e questioni di disuguaglianza e di iniquità sociale, territoriale, ambientale e minacce militari preesistenti dopo decenni di globalizzazione disordinata, il tema della riproduzione sociale è più che mai fondamentale nella riflessione scientifica, con evidenti ricadute politiche, istituzionali, culturali.

La crisi pandemica, infatti, ha già avviato un profondo cambiamento strutturale di tutte le società, anche di quella italiana, innestandosi su preesistenti processi di de-istituzionalizzazione e nuova istituzionalizzazione di forme e modelli di riproduzione del sociale in tutti i suoi ambiti (da quello economico a quello delle relazioni personali), accelerandoli o intervenendo sulla loro direzione. La comprensione e l’orientamento di tali processi, come già segnalano diverse indagini sociologiche, richiede rinnovate capacità di analisi scientifica come pure rinnovate capacità di scelta collettiva e di ridormulazione delle forme di rappresentanza che ne sostengano la legittimità e l’adeguatezza rispetto alle sfide: sono in gioco  i contenuti di ciò che si intende per rischio, vulnerailità, resilienza, preparedeness, ma anche orientamento al futuro e ai futuri possibili e desiderabili e la loro connessione con le caratteristiche strutturali delle configurazioni sociali (classi, ceti), delle istituzioni (morfologia delle città, sistemi socio-sanitari, apparati burocratici, organizzazione del lavoro) e dei sistemi politici.

È divenuto quindi cruciale individuare il livello di vulnerabilità e le condizioni di riprogettazione e riproduzione sociale di ogni comunità, città, ambito territoriale, nelle loro specificità locali e nelle interconnessioni globali  (Latour, 2017). Affrontare queste sfide analitiche nuove, richiede una mobilitazione scientifica e intellettuale straordinaria a tutti i ricercatori, a maggior ragione a quelli delle discipline umanistiche e sociali; interroga direttamente la scienza sociologica, offrendole contemporaneamente una occasione di nuova centralità e di rinnovamento.

Proviamo, allora, a individuare i nodi centrali dei processi di riproduzione sociale:

  1. La riproduzione dei corpi, nel rapporto tra i generi e le generazioni (fecondità; invecchiamento;disagio psicologico; generatività sociale; fragilità del mondo giovanile; relazioni etniche; decadenza/ripresa/trasformazione delle forme di vita comunitaria ecc.) pure alla luce delle più recenti indagini demografiche; il tema della salute, che connette le dimensioni puramente biomedico-sanitarie con quelle sociali (divari sociali, lavoro, servizi socio-sanitari e ambiente), collegando giustizia sociale e sviluppo sostenibile
  2. La riproduzione/riparazione/tutela e valorizzazione dell’ambiente naturale e animale, le culture e le policies necessarie
  3. La riproduzione del legame sociale, attraverso laridefinizione condivisa dei prerequisiti del vivere insieme in società, in nome dei diritti di cittadinanza e di responsabilità universale, (dall’antropocene al koinocene- Descola), con il passaggiodall’etica antropologica a quella ontologica (tra uomini e nei confronti dell’ambiente e del futuro- la responsabilità totale di Jonas; il biocentrismo di Naess)
  4. La riproduzione economica, le trasformazioni nel mondo del lavoro (digitalizzazione, automazione, lavoro a distanza, sostenibilità e green economy), le vecchie e le nuove disuguaglianze (povertà e arricchimenti, disoccupazione, squilibri territoriali, precarizzazione, emarginazione, ruolo e intervento dello stato), le opportunità offerte dal nuovo contesto in termini di nuove professioni rese necessarie dal cambiamento (sia negli apparati produttivi che nella ricerca, sia nella cura delle persone che nella messa in sicurezza dell’ambiente e del territorio) e dal recovery 
  5. La riproduzione culturale, quindi il futuro dei processi di istruzione (lungo l’intera filiera: primaria, secondaria, universitaria, post-universitaria, in base alle questioni precedenti e a quelle riferite alla didattica a distanza) e la capacità di collegare la valorizzazione della identità e della memoria con il confronto e il dialogo interculturale e interreligioso, anche alla luce della prepotente riemersione delle domande esistenziali più profonde provocate dalla pandemia e dai suoi lutti
  6. La riproduzione delle élites: chi sarà chiamato a governare? Con quali titoli? Con quali basi e contenuti di legittimità? quali élites civili stanno tramontando e quali stanno nascendo? Che relazioni si stabiliranno tra queste ultime, per esempio quelle scientifiche e tecnologiche, e quelle politiche? Come si rapporteranno ai nuovi movimenti e alle forme di partecipazione civica, le sosterranno o le ostacoleranno, sapranno rispondere alla polemica anticasta che infiamma le società occidentali?
  7. La riproduzione istituzionale: rinnovamento amministrazione centrali e periferiche (ripresa con ulteriore burocratizzazione? rendimento amministrativo e accountability; contrasto ai fenomeni di inaccessibilità, ritardi, politicizzazione clientelare e irresponsabilità), nuovi strumenti di lotta alla corruzione
  8. La riproduzione e la comunicazione: come è cambiata e sta cambiando la società dopo oltre un anno di “immersione” nel flusso delle comunicazioni e della connettività virtuale delle reti tecnologiche senza (o con rari) contatti diretti? Quali effetti tutto ciò sta producendo nelle dinamiche di classe, di genere, di generazione e nei processi politici e decisionali, come pure nelle visioni antropologiche?

Sulle questioni nodali sopra individuate, chiediamo di inviare contributi che aprano nuove piste di indagine; riportino risultati di ricerche; elaborino riflessioni teoriche originali.

I contributi, proposti sotto forma di video registrati (orientamento del dispositivo in orizzontale / estensione mp4), della durata di 5 minuti ciascuno, andranno inviati all’indirizzo mail: tixlon@libero.it entro il 13 dicembre tramite www.wetransfer.com e verranno pubblicati sulla piattaforma online su cui si svolgerà in streaming il Convegno e, man mano che arriveranno e verranno accettati, anche condivisi sui diversi strumenti di comunicazione di AIS.  Le sessioni tematiche del Convegno – costruite con una modalità nuova che ha visto le Sezioni AIS protagoniste nell’individuazione dei temi e dei relatori – prevedono un ampio spazio dedicato alla discussione, in cui gli autori dei contributi potranno intervenire, con commenti, osservazioni e domande, in un dibattito che potrà avvalersi del rinvio ai video, come sollecitazioni e approfondimenti che lo arricchiranno ulteriormente.

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Per informazioni scrivere all’indirizzo mail segreteria@ais-sociologia.it

 

Data e ora

13-12-2021 to
13-12-2021
 

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