Care Colleghe e cari Colleghi,
le prossime feste ed il nuovo anno che sta per iniziare richiamano, come sempre, bilanci su quanto realizzato e propositi per il futuro.
È un passaggio speciale, tuttavia, quello che ci riguarda come AIS. Ricorrono i 40 anni dalla fondazione dell’Associazione e, di questi quattro decenni, non possiamo non sentire il lascito, da una parte, e la domanda di futuro con cui ci interrogano, dall’altra.
Anche per noi, come per il Paese e l’intera comunità internazionale, l’andamento del triennio che si conclude con questo mandato è stato stravolto dalla pandemia. Questa circostanza, come saprete, ha indotto molte associazioni scientifiche internazionali a modificare le scadenze dei loro Direttivi per consentire un recupero delle attività in presenza che erano state forzatamente ridotte o cancellate: lo hanno fatto sia ESA, l’Associazione europea di sociologia, che ISA, quella mondiale. Quando l’allarme per la pandemia ha cominciato a placarsi, è poi arrivata alle porte dell’Europa la guerra, mettendo in discussione la ‘lunga pace’ europea e coinvolgendoci, proprio in quanto europei, in un’ulteriore presa di coscienza di quello che siamo o non siamo in grado di fare nel mondo globalizzato.
Questo Direttivo ha scelto di non chiedere nessun tempo in più, oltre quello del suo mandato statutario, nonostante l’eccezionalità e le restrizioni in cui questi tre anni sono trascorsi.
Abbiamo vissuto insieme i momenti più terribili della pandemia, al suo manifestarsi nel cuore della Lombardia, prima che si diffondesse in tutto il Paese. Due di noi hanno visto passare sotto le loro finestre i camion militari con le bare della loro Bergamo. In quel dolore, abbiamo costruito un noi che si è rivelato fortissimo e quella forza l’abbiamo messa al servizio della nostra collettività.
AIS è stata pronta a riorganizzare le proprie attività a distanza ed il Direttivo si è impegnato, intensificando i ritmi del proprio lavoro e gli incontri con la Consulta, a dare il massimo di sé. Ha cambiato logo, sito, canali e stile di comunicazione dell’Associazione. Le pagine social di AIS sono state uno spazio collettivo nel quale abbiamo condiviso iniziative, pubblicazioni, notizie e opinioni.
Ha riorganizzato il bilancio e assicurato piena sostenibilità all’Associazione e alle sue possibilità di sviluppo. Ricordo, a tal proposito, a tutte e tutti la convocazione, per i giorni 30 e 31 dicembre, dell’Assemblea online per l’espressione del parere sul bilancio preventivo 2023 (art. 32, regolamento AIS).
Ha realizzato Convegni che hanno segnato anche un cambiamento organizzativo, coinvolgendo sulle piattaforme online tantissime sociologhe e sociologi in pratiche inedite, indipendentemente dalle generazioni di appartenenza e dall’età (ricordiamo, tra l’altro, i video-interventi visionabili sul sito).
Appena è stato possibile rivedersi in presenza, sia pure ancora con tutte le cautele, abbiamo scelto Bergamo, per dare la nostra testimonianza con un Convegno scientifico che ha coinvolto in un lavoro preparatorio trasversale tutte le Sezioni ed è stato anche un modo per fare delle conoscenze sociologiche sui processi di riproduzione sociale un bene collettivo e una forma di restituzione.
Socie e soci hanno risposto mantenendo il numero delle iscrizioni alto e costante per tutto il triennio.
Le Sezioni sono state più che mai attive, con attività scientifiche, editoriali e di public engagement.
Il lavoro collegiale, svolto dentro e fuori AIS, sulle classi di laurea di ambito sociologico e sulle declaratorie dei nostri settori disciplinari può essere considerato un primo passo in direzione di una re-identificazione collettiva di tutto il campo sociologico.
Certo, altre iniziative avremmo voluto realizzare, che le circostanze non hanno consentito. Avremmo voluto dare ulteriore seguito a quella realizzata con dottorandi e neo-dottori di ricerca, che avevamo voluto chiamare “Sulle spalle dei giganti”, in occasione del Convegno weberiano. In vista del quarantennale dell’Associazione, poi, avremmo voluto portare a compimento il riordino dell’archivio AIS, che, per le misure di emergenza che hanno segnato larga parte del mandato, abbiamo potuto solo iniziare.
Ma abbiamo – ritengo – raccolto al meglio i frutti del lavoro fatto prima di noi e, dal canto nostro, realizzato innovazioni che hanno modificato non solo l’immagine di AIS (il sito, il logo, le forme comunicative) e la sua comunicazione, ma anche il suo funzionamento, sul piano organizzativo e su quello scientifico, e che rimarranno patrimonio dell’associazione. Abbiamo, credo, contribuito ad allargare quel “noi” ben oltre il Direttivo e la Consulta, a socie e soci che si sono sentiti parte di AIS.
Questi tre anni non sono passati invano e, con essi, i quarant’anni dell’Associazione.
Credo che siano ormai mature le condizioni per impegnarci, ripartendo da questa AIS, ad essere una comunità scientifica capace di riconoscersi unitariamente come tale. È tempo di assumerci collettivamente la responsabilità di recuperare tutto il lavoro che negli anni è stato fatto, di maturazione e crescita di nuove coorti di sociologhe e sociologi, che tuttavia hanno aspettative di senso e di sviluppo, nei confronti della disciplina, che solo un campo sociologico riorganizzato potrà riuscire a non eludere.
Toccherà al prossimo Direttivo definire un piano di lavoro per discutere ed elaborare un progetto condiviso di riconfigurazione unitaria del campo sociologico. Non è un ritorno al passato che può aiutarci a riconfigurare il presente. Sono la consapevolezza e una raggiunta maturità che devono dare, alle generazioni che hanno condiviso, in tutto o in parte, il percorso appena richiamato, la forza e lo slancio per proiettare le aspirazioni proprie e quelle dei più giovani in uno scenario nuovo. Questo andrà costruito insieme, da tutte le sociologhe e i sociologi, per dare alla nostra disciplina l’identità collettiva che consenta di ritrovarla ancora più vitale e capace di interloquire con il tempo storico che ci è dato vivere.
I quarant’anni di AIS meritano una festa. E speriamo lo sia il Convegno in cui ci ritroveremo a Napoli, dove a celebrarli ci saranno, insieme a noi ed alla Presidente dell’ESA, anche Presidenti di altre Associazioni di Sociologia europee. Ma la loro celebrazione non si esaurirà nel Convegno di fine mandato di questo Direttivo; sono fiduciosa che essa continuerà, in un percorso cui il nuovo Direttivo saprà dare continuità, non solo recuperando una storia che merita di essere ricostruita compiutamente, ma anche dando vita al futuro che ci auguriamo per la disciplina e per il contributo che essa può dare alla re(i)stituzione del sociale cui abbiamo voluto dedicare il Convegno di Napoli.
Nell’atmosfera inconsueta del Natale del 2020 ci eravamo reciprocamente augurati che ci si potesse – dopo l’esperienza pandemica e tutto ciò che in essa era precipitato – ritrovare in un mondo “fatto nuovo”. Come sociologhe e sociologi sappiamo che il significato escatologico e quello sociologico di quell’auspicio sono distanti. Riproponendo quell’augurio, a conclusione di questo triennio, possiamo e vogliamo augurare a ciascuno che ci si possa ritrovare – tutte e tutti noi – in un’AIS che sappia, continuamente, farsi nuova: una comunità istituente, con un passato da elaborare e un futuro da progettare e costruire.
La Presidente
Maria Carmela Agodi