Daniela Sideri

DELLA RELATIVITÀ E DEL PLURALISMO DEI VALORI. SAGGIO DI TEORIA CULTURALE INTORNO ALL'ARBITRARIETÀ DEL LINGUAGGIO E DEI CONCETTI

Editore:Aracne
ISBN:978-88-255-2999-9

Il saggio prende l’avvio dalla considerazione di come il linguaggio, e con esso le nozioni umane, i concetti morali e giuridici – i cd. modi misti di Locke – sui quali si basano la convivenza civile e il contratto sociale, siano artificiali, discrezionali e arbitrari: in una parola, culturali, e non naturali. Partendo da questo assunto condiviso la ricerca si pone l’obiettivo concettuale di comprendere fino a che punto, o entro quali limiti, l’arbitrarietà comporti necessariamente un irriducibile relativismo etico.
Il contributo rivisita così gli orientamenti della sociologia della conoscenza, nell’intento di pervenire a una sintesi originale tra i due poli oggettivista e soggettivista, la dialettica e la tensione tra i quali dominano la teoria sociologica classica e generalista tout-court: reinterpretando lo strutturalismo in chiave comprendente, delinea uno statuto epistemologico della disciplina tale da offrire le basi teoriche per sostenere che è il pluralismo, inteso quale molteplicità di ragioni etiche soggettive, a poter porre un argine a un totale relativismo dei valori, nella misura in cui fonda un ordine preferibile e auspicabile in relazione a determinate inclinationes fondamentali dell’animo umano.
La scelta di rispettare il principio pluralista, infatti, benché essa stessa culturale, risponde alla volontà razionale dei singoli (a quel “senso intenzionato dell’agire” di weberiana memoria) di garantirsi un ordine sociale convenzionale fondato sul rispetto dei diritti fondamentali – o naturali – propri e dei propri simili, dal diritto alla vita fino alla libertà di pensiero. Risponde, in altri termini, alla constatazione, storica ed empirica, che le fondamentali inclinazioni umane trovano una maggiore soddisfazione e realizzazione in presenza di talune condizioni – i.e. la pace più della guerra, la libertà più della schiavitù e dell’oppressione, l’integrazione più dell’isolamento – che il pluralismo tende a preservare.
Si perviene alla conclusione che il modello della società aperta, così come delineato da K.R. Popper, configuri un tipo sociale fondato sul principio pluralista; occorre altresì, come Popper stesso rilevava sottolineando “il paradosso della tolleranza”, che non si conceda al suo interno diritto di cittadinanza a visioni apertamente nemiche del pluralismo, il quale correrà altrimenti il grave paradossale rischio di negare sé stesso.

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