A completamento del primo volume, uscito l’anno precedente e dedicato alle categorie di inquadramento teorico del futuro come fatto culturale (Futuri possibili. Il domani per le scienze sociali di oggi, ombre corte 2019), Pellegrino discute i risultati di un tipo di ricerca-azione di lunga durata, basata sulla alternanza tra stimoli art-based, brainstorming collettivi e argomentazioni a base tematica; un reframing collettivo del futuro che prevede fasi di narrazione utopica e fasi più propriamente centrate sul concetto di transizione e di possibilità sociale (Future Lab). Ne emerge un immaginario complesso, rappresentazioni ricorrenti tese al superamento delle crisi prodotte dell’economia tardo capitalista: vengono evocati, ad esempio, ordini “post-statuali” e forme di cittadinanza globale consentite da particolari pratiche di accoglienza; istituzioni democratiche più propriamente g-locali, come le “federazioni tra città-stato”; forme di co-gestione quotidiana delle istituzioni a partire dalla “scuola orizzontale”; forme di vita “agro-urbana” in una città “ipertecnologica e inselvatichita”, e così via. In tal senso, esplora empiricamente la capacità di aspirare “testarda” di una generazione radicalmente precaria.