Il saluto al prof. Giovanni Sgritta

Pubblichiamo il saluto che,  anche con le condoglianze di AIS, è stato letto dalla collega  Fiorenza Deriu, che per 25 anni ha lavorato accanto e con Lui.

Ringrazio la famiglia del prof. Giovanni Sgritta e Padre Barlone per aver consentito di poter dare in questa occasione un ultimo messaggio al prof. Giovanni Sgritta, non solo a mio nome, ma anche a nome dei tanti colleghi e delle tante persone degli uffici amministrativi e tecnici di Sapienza, che in questi giorni mi hanno scritto, pregando di portare anche il loro ricordo in questa sede.

Aggiungo i messaggi giunti nelle ultime ore alla famiglia da parte del Presidente del Parlamento Europeo, On.le David Sassoli che lo ricorda come uomo generoso, punto di riferimento per la comunità accademica e studioso attento ai temi del lavoro e dell’inclusione sociale; nonché il messaggio del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, On.le Enrico Giovannini, anche per lui caro amico, importante collega, esempio di rigore e generosità. Infine, la Presidente dell’Associazione Italiana di Sociologia, prof.ssa Maria Carmela Agodi, che ne ricorda la figura di studioso e ricercatore attivo e impegnato su molti fronti, riconosciuto a livello internazionale, insostituibile riferimento teorico e metodologico per tanti colleghi e generazioni di ricercatori.

Il nostro è stato un lungo cammino durato 23 anni, per me è stato un vero Maestro. Come lo è stato per l’altra sua allieva di sempre, Cinzia Conti. Per noi è stato un sicuro punto di riferimento, un raffinato intellettuale, con molteplici interessi culturali, capace di spaziare dalla filosofia all’arte, dalla storia alla tanto amata sociologia, e che, oltre a condividere con noi il suo sapere, è stato anzitutto fonte di ispirazione, di esempio per la nostra vita professionale.

Docente generoso e disponibile, ma allo stesso severo ed esigente, con gli studenti, ci ha insegnato a tenere la porta dello studio sempre aperta, a non sottrarci alle nostre responsabilità nell’insegnamento, attraverso un costante aggiornamento e studio.

Ricercatore curioso e instancabile ci ha insegnato che la ricerca non si fa dietro una scrivania ma sul campo. Ci ha accompagnate a un equilibrato e sempre critico uso sia degli strumenti quantitativi, sia di quelli qualitativi della ricerca, nonché alla consapevolezza della indispensabilità di entrambi, perché molteplice è lo sguardo dello studioso sulla realtà sociale. Ci ha insegnato a non credere in modo ingenuo nella forza dei numeri, ma di trattarli, sempre, in modo critico e prudente; allo stesso modo, ci ha insegnato a non giungere a rapide e ingenue generalizzazioni a partire da materiali biografici.

Ci ha sempre indicato la via, le vie da seguire, lasciandoci libere di intraprendere quella o quelle che ritenessimo più a noi più congeniali. Ci ha sempre incoraggiate nei nostri “percorsi storti” come lui li definiva, perché più fecondi.

E’ stato un vero Maestro e un esempio per noi come per molti altri colleghi che, in questi giorni, ne hanno ricordato la ricchezza intellettuale, la sterminata cultura, la capacità critica e di analisi profonda dei fenomeni sociali, mai convenzionale. Sociologo dell’inclusione, lo abbiamo definito così in questi giorni, per la sua particolare attenzione agli studi sulla povertà e le disuguaglianze, sulle politiche sociali, sulle diverse forme di discriminazione. Incapace di adattarsi alla voce dei più, spesso controcorrente, non ha mai avuto timore di esprimere le sue idee. Ha saputo dare attenzione ai più indifesi e vulnerabili, portando avanti studi sull’infanzia pioneristici. Importante in tal senso il suo impegno civico e politico, nonostante le delusioni ricevute.

Chi è qui, lo conosceva bene, e sa che non avrebbe gradito un ritratto edulcorato da difetti o note critiche. Era umano e come tutti noi aveva le sue fragilità, anche se riusciva molto bene a nasconderle.  E tanti momenti belli con lui li abbiamo vissuti proprio quando questa sua profonda umanità si manifestava. Era un uomo severo, pignolo ed esigente. Era spigoloso e intransigente. Ma tutto questo stava dentro una cornice di onestà intellettuale che non poteva non essergli riconosciuta, anche nei confronti più ardui. La severità che aveva con gli altri, la esercitava anzitutto con se stesso. Non si risparmiava autocritiche così come non risparmiava le sue a noi o a chi ha avuto la fortuna di lavorare con lui, quando fossero necessarie.

Nei ricordi di questi giorni le parole di colleghi ne hanno riferito le dimostrazioni di fiducia ricevute a incoraggiamento di carriere che poi si sono rivelate di grande successo; gli scontri e le discussioni su teorie e metodi di carattere demografico; le lezioni di Sociologia nell’ambito della Scuola di specializzazione che ai giovani studenti di allora hanno aperto un nuovo sguardo su questa disciplina; una persona speciale, di grande umanità; il riconoscimento in lui di un vero Maestro; ma anche il garbo e il rispetto per il lavoro del personale amministrativo e tecnico…ecco queste e molte altre testimonianze confermano quanto di lui sia rimasto in ciascuno di noi, anche solo in chi abbia appena sfiorato la sua conoscenza.

Ebbene, tutto questo non deve e non può finire con il prof. Sgritta. Il mio impegno e quello di chi so desidera dare un seguito alla sua Scuola, è quello di continuare a dare un senso al suo insegnamento, portandolo avanti e facendo rinascere quella Scuola che da Castellano è passata attraverso di lui, giungendo a noi. Le prometto, professore, che l’eredità intellettuale che ci lascia non sarà solo celebrata o ricordata ma diventerà fecondo humus per quelle giovani e quei giovani che si avvicineranno alla sua, alla nostra, tanto amata Sociologia.

Il nostro non è dunque un addio ma un arrivederci, professore

 

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