Edgar Morin, da tre quarti di secolo sociologo del presente

A ridosso del volume a cura di Mauro Ceruti, Cento Edgar Morin. 100 firme italiane per i 100 anni dell’umanista planetario, Mimesis, Milano (pp. 444, € 28) di Sergio Manghi

La felice formula sociologia del presente, adottata da Edgar Morin in Sociologie (1984, tr. it. 1985-1987), dove la parola presente unisce l’immediatezza pervasiva del reale e l’esserne parte viva, qui e ora, dell’osservatore, calza perfettamente al suo modo caratteristico di riflettere sulla condizione umana del nostro tempo. Un modo mai disgiunto, per un verso, da urgenze esistenziali e politiche, e sempre nutrito, per l’altro, da un attento auto-esame, quasi una sorta di continua auto-etnografia, realizzata anche attraverso numerose opere diaristiche, che vanno dall’Autocritique del 1959 (tr. it. 1991) alle recentissime oltre 700 pagine di Les souvenirs viennent à ma rencontre (2019, tr. it. 2020).

Le urgenze esistenziali e politiche non hanno mai fatto ostacolo alla lucidità del suo sguardo analitico, ma al contrario vi hanno aggiunto una peculiare sensibilità, potremmo dire vocazionale, alla natura “evenemenziale”, in continua e imprevedibile metamorfosi, dei processi relazionali e sociali, che ne ha reso più penetranti le diagnosi. Così è stato esemplarmente per gli scritti sul Maggio francese (Mai 68. La brèche, 1968, tr. it. 2018) e nelle ricerche sul campo degli stessi anni (La commune de Plodemet, 1967 [tr. it. 1969] e La rumeur d’Orléans, 1969 [tr. it. 1979]). E così era stato, anzitutto, in occasione della sua prima pubblicazione, quel L’an zéro de l’Allemagne di 75 anni fa (1946), nato dalla sua esperienza di capo della Propaganda del governo francese a Berlino, da cui il nostro Roberto Rossellini avrebbe tratto il titolo del suo quasi omonimo capolavoro.

La non comune sensibilità di Edgar Morin alla rilevanza epistemologica dell’evento – affine per certi versi a quella benjaminiana, per altri a quella simmeliana – si tocca con mano, per così dire, nella sua ricca e innovativa produzione teorica nell’ambito dell’“industria culturale”, degli studi sul cinema e della “rivoluzione culturale” avviatasi con lo sviluppo dei media (precedendo la Société du spectacle di Guy Débord). Produzione che tuttora gli viene riconosciuta – anche da svariati studiosi che contribuiscono a Cento Edgar Morin – nel suo valore pionieristico e fondativo. Pensiamo naturalmente a Le cinéma ou l’homme imaginaire (1956, tr. it. 2016), Les stars (1957, tr. it. 2021), L’Esprit du temps (1962, tr. it. 2017). Lavori che gli valsero allora, notoriamente, l’anatema da parte della sociologia francese più accademicamente accreditata (Pierre Bourdieu in particolare), per l’attenzione conferita alla dimensione dell’immaginario, che l’ortodossia “critica” voleva relegato al rango di realtà secondaria e “sovrastrutturale”.

Il tema dell’immaginario, inteso come dimensione integralmente umana, e non come luogo di “ideologie” da “demistificare”, è un filo conduttore che attraversa, per molti aspetti, l’intera opera di Morin (differenziandosi in questo anche dall’amico Roland Barthes, con il quale ha fondato e diretto la rivista Communication), fin dall’impegnativo studio del 1951 L’homme et la mort (tr. it. 2021), coevo alla sua espulsione dal PCF, nel quale era entrato durante la Resistenza, e al suo ingresso come sociologo nel CNRS, sotto gli auspici, in particolare, di Georges Friedmann.

Questo studio, a ben vedere, col suo situarsi all’incontro fra mortalità e immaginario, natura e cultura, materia e memoria, sviluppa il nucleo ideativo essenziale della “svolta” che nei primi anni 70 del Novecento, esattamente a metà dei suoi attuali cent’anni, condurrà Morin a estendere il raggio delle domande necessarie, esistenzialmente e politicamente, per comprendere il presente dell’umanità, fattasi ormai comunità di destino planetaria, fino a includervi le nuove domande emergenti di ordine “ecologico”, relative alla piena appartenenza dell’umano al vivente. A quel vivente che abita la Terra, in forme dotate di una irriducibile, creativa complessità, dialogica incessante di ordine e disordine, da quattro miliardi di anni.

È la vasta impresa transdisciplinare de La Méthode, sviluppata in sei volumi usciti tra il 1977 e il 2004 (La nature de la nature [tr. it. 2001], La vie de la vie [tr. it. 2004], La connaissance de la connaissance [tr. it. 2007], Les Idées [tr. it. 2008], L’identité humaine [tr. it. 2002], éthique [tr. it. 2005]), anticipata programmaticamente nel 1973 in Le paradigme perdu. La nature humaine [tr. it. 2019], e messa alla prova nell’analisi delle tumultuose trasformazioni planetarie intervenute con l’avvento della società-mondo. Per non richiamare qui che alcuni dei tanti volumi inerenti tali trasformazioni: Pour sortir du XXème siècle (1981, tr. it. 1999), Penser l’Europe (1987, tr. it. 1990), Terre-Patrie (1993, con B. Kern, tr. it. 1994), Une politique de civilisation (1997, con S. Naïr, tr. it. 1999), La voie. Pour l’avenir de l’humanité  (2011, con V. Grappe-Nahoum e S. Abouessalam, tr. it. 2012), per arrivare al recentissimo Changer de voi. Les leçons du Coronavirus (2020, tr. it. 2021).

Questa formidabile impresa, trasformatasi anche in impegno per la riforma dei processi formativi, sotto l’egida dell’Unesco (v. part. La tête bien faite, 1999, tr. it. 2000), e valsa a Morin l’appellativo di “umanista planetario”, lungi dal contraddire l’originaria vocazione alla richiamata “sociologia del presente”, ne costituisce un’espansione e un approfondimento – in significativa analogia, peraltro, fa qui piacere osservare, con la ricerca bioculturale che nel nostro paese andava sviluppando quasi in parallelo Luciano Gallino (v. L’attore sociale, Einaudi, Torino, 1987; P. Borgna, a cura di, Corpi in azione. Sviluppi teorici e applicazioni di un modello dell’attore sociale, Rosenberg & Sellier, Milano 1995).

Un’espansione e un approfondimento quanto mai necessari a un tempo come il nostro, nel quale con ogni evidenza processi viventi e non viventi, sistemi sociotecnici e culturali sono così intimamente intrecciati che uno sciame virale di esseri infinitesimali mostra di poter scompigliare da un giorno all’altro la vita quotidiana e politica – il concreto presente – della gran parte delle donne e degli uomini del pianeta.

Edizioni italiane dei volumi citati di Edgar Morin

1969, Indagine sulla metamorfosi di Plodemet, Il Saggiatore, Milano, tr. D. Montalti.
1979, Medioevo moderno a Orléans, Eri, Torino, tr. E. Campelli.
1985, Sociologia della sociologia, Ed. Lavoro, Roma, a cura di A. Abruzzese, tr. R. Granafei (I parte di Sociologie, 1984).
1987, Sociologia del presente Ed. Lavoro, Roma, a cura di G. Bechelloni, tr. R. Granafei (II parte di Sociologie, 1984).
1989, Per uscire dal ventesimo secolo, Lubrina, Bergamo, tr. G. Bocchi.
1990, Pensare l’Europa, Feltrinelli, Milano, tr. R. Bertolazzi.
1991, Autocritica. Una domanda sul comunismo Moretti & Vitali, Bergamo, pres. M. Ceruti, tr. S. Lazzari.
1994, Terra-Patria, Raffaello Cortina, Milano, tr. S. Lazzari.
1999, (con Sami Naïr) Una politica di civiltà, Asterios, Trieste, tr. M. Cardona.
2000, La testa ben fatta, Raffaello Cortina, Milano, tr. S. Lazzari.
2001, Il Metodo 1. La natura della natura, Raffaello Cortina, Milano, tr. G. Bocchi e A. Serra.
2002, Il Metodo 5. L’identità umana, Raffaello Cortina, Milano, tr. S. Lazzari.
2004, Il Metodo 2. La vita della vita, Raffaello Cortina, Milano, tr. G. Bocchi e A. Serra.
2005, Il Metodo 6. Etica, Raffaello Cortina, Milano, tr. S. Lazzari.
2007, Il Metodo 3. La conoscenza della conoscenza, Raffaello Cortina, Milano, tr. A. Serra.
2008, Il Metodo 4. Le idee: habitat, vita, organizzazione, usi e costumi, Raffaello Cortina, Milano, tr. A. Serra.
2012, La via. Per l’avvenire dell’umanità, Raffaello Cortina, Milano, pref. M. Ceruti, tr. S. Lazzari.
2016, Il cinema o l’uomo immaginario. Saggio di antropologia sociologica, Raffaello Cortina, Milano, pref. F. Casetti, intr. C. Simonigh, tr. G. Esposito.
2017, Lo spirito del tempo, Meltemi, Milano, a cura di A. Rabbito, pref. R. Eugeni, postf. A. Rabbito, tr. M. Vinti e S. Giada.
2018, Maggio ’68. La breccia, Raffaello Cortina, Milano, cura e tr. F. Bellusci.
2020, (con S. Abouessalam) Cambiamo strada. Le 15 lezioni del Coronavirus, Raffaello Cortina, Milano, tr. R. Prezzo.
2020, Il paradigma perduto. Che cos’è la natura umana?, Mimesis, Milano, tr. E. Bongioanni.
2021, I ricordi mi vengono incontro, Raffaello Cortina, Milano, tr. R. Mazzeo.
2021, L’uomo e la morte, Il Margine, Trento, pres. F. Bellusci, postf. S. Manghi, tr. R. Mazzeo.
2021, Le star, Cue Press, Bologna, tr. M. Castino.

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