Se la pandemia ha rappresentato un’accelerazione allo sviluppo dell’ecosistema digitale, la diffusione del progetto legato alla creazione del Metaverso, da un lato, e gli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale generativa, dall’altro, sembrano costituire gli effetti più immediati di questa “tempesta perfetta” (de Kerckhove e Rossignaud, 2020). La proposta di Mark Zuckerberg, infatti, ha innescato un processo di convergenza a cui, nel giro di pochi mesi, hanno aderito le principali aziende digitali; i passi avanti nella crescita dell’IA mostrati recentemente da app quali ChatGPT o Midjourney hanno fatto apparire molto più vicini orizzonti che gli stessi esperti vedevano ancora assai distanti.
Al di là delle connessioni tecnologiche tra questi due elementi, è evidente come essi rappresentino già l’avanguardia di una nuova fase che, riprendendo le parole di Matthew Ball, profondo conoscitore dell’ecosistema digitale, «comporterà una transizione di portata simile a quella avvenuta con il passaggio dal personal computer e dall’Inter¬net a linea fissa degli anni Novanta all’era del mobile e del cloud computing in cui viviamo oggi» (2022, p. 16).
Rispetto al passato, però, superiori sono le inquietudini legate a tali innovazioni e, soprattutto, all’impatto sociale che avranno. Solo per citare alcuni degli aspetti maggiormente prevedibili, si rifletta sulla portata di questi punti.
Il processo che fa perno sugli sviluppi legati alla Realtà Virtuale (VR), alla Realtà Aumentata (AR) e alle Mixed Reality (MR), innanzitutto, avrà come traguardo la definitiva fusione tra spazi virtuali e reali.
L’Embodied Internet, cioè quell’Internet incarnata di cui ha parlato Zuckerberg per delineare le dinamiche attraverso cui funzionerà il Metaverso, si sta configurando come un’Internet of Bodies: «una rete di corpi umani la cui integrità e funzionalità si basano almeno in parte su Internet e tecnologie correlate, qual è l’intelligenza artificiale» (Matwyshyn, 2019, p. 77, t.d.a.); la trasformazione del corpo stesso in una nuova piattaforma tecnologica; la concretizzazione dell’idea di inforg (Floridi, 2014), un organismo informazionale capace di scambiare dati in tempo reale con gli altri corpi, gli oggetti e l’ambiente. Per fare girare questi ingranaggi, occorrerà un motore in grado di elaborare grandi quantità di dati attraverso l’addestramento di specifici algoritmi. In quest’ottica si inquadrano gli schemi di machine learning sempre più raffinati con cui stiamo iniziando a familiarizzare, ma anche una crescente disintermediazione delle istituzioni sociali che inizia a procedere in maniera direttamente proporzionale alla diffusione dell’algocrazia.
Se tali conseguenze sono avvertite e discusse nell’ambito del dibattito scientifico, ovviamente con orientamenti che ne evidenziano tanto i rischi quanto le opportunità, probabilmente ci si sta concentrando meno sul ruolo che giocherà in queste dinamiche il frame in cui tale mutamento si sta verificando. La logica che, all’inizio degli Anni Novanta, portò a rendere pubblico il web – come è ormai noto – fu ispirata alla cultura della libertà individuale (Castells, 2002) e la sua successiva evoluzione su scala globale ha poi confermato la funzione chiave degli utenti che, in veste di produttori di tecnologia, l’hanno adattata ai propri usi e valori. Solo in un secondo momento è emersa l’anima commerciale della rete e l’ideologia capitalista ha cominciato a erodere spazi a quella libertaria. La dialettica tra i due poli, utopie libertarie e capitalismo digitale, rimane, però, ancora oggi costante. La transizione dalla network society alla platform society (van Dijck, Poell e de Waal, 2016) non può dirsi consumata. I semi del futuro mondo digitale, invece, stanno germogliando in un ambiente profit-oriented ed essenzialmente ispirato all’ideologia capitalista. È il mondo delle imprese che sta configurando il Metaverso, che sta gestendo le sperimentazioni delle tecnologie indossabili chiamate a garantirci un’esperienza totalmente immersiva, che sta – grazie alle regole del segreto industriale – mantenendo gli algoritmi in un alone di opacità. La funzione di creatori di tecnologia si sta declinando soprattutto attraverso il meccanismo di acquisizione di informazioni personali degli utenti da parte dei gestori dei servizi e sempre meno sul versante della produzione di contenuti vera e propria, su cui invece si sta concentrando l’IA generativa. Oggi più che mai, sulla base di questo scenario, servono strumenti. La Sociologia è chiamata a ricordare l’eredità lasciata dai “grandi padri”, i quali di fronte alle trasformazioni della modernità intuirono da subito come la regolamentazione di fenomeni inediti e complessi dovesse necessariamente trovare nella ricerca sociale un punto di riferimento. L’intervento delle scienze sociali può essere un volano per aprire piste di ricerca, che ancora sono ferme potremmo dire, in una fase preliminare e che invece i tempi e gli sviluppi economici, (così come i cambiamenti culturali) richiedono. A partire da queste premesse, il numero monografico ha coinvolto studiosi interessati a questioni teoriche ed empiriche sul concetto di intelligenza prima ancora che divenisse artificiale, i temi del corpo, dell’identità, di quell’immaginario che va oltre i canoni tradizionali della sociologia classica. Il numero curato da Angelo Romeo e Marco Centorrino, contiene contributi di Angelo Romeo, Andrè Lemos, Marco Centorrino e Josephine Condemi, Daniele Battista, Simone D’Alessandro, Vincenzo Susca, Auguste Nsonsissa.